(My Graveyard/Masterpiece) Dopo la pacifica e consensuale separazione da Rick Anderson, tornato peraltro in forza ai Warlord, i Martiria si sono trovati di fronte alla sfida più stimolante della loro carriera: e nell’ambiente dell’epic e dell’heavy metal classico molti si chiedevano se il quinto album della formazione capitolina, un concept sulla storia antica della loro città, sarebbe stato all’altezza delle aspettative. Oggi possiamo dire senza alcun dubbio “Roma S.P.Q.R.” va oltre le ben più rosee aspettative ed eguaglia (perché superarlo è impossibile!) quel capolavoro della loro discografia che risponde al nome di “The Age of the Return”. Vediamo le tracce più significative. “Callistus Wake” offre da subito una epicità sorprendente che lascia anche spazio alla melodia del ritornello; il nuovo singer Freddy non fa certo rimpiangere il Warlord Rick, e non offre neanche il fianco a sterili paragoni, dato che il suo stile è completamente diverso da quello ‘angelico’ di Damien King III, e punta invece su note più basse e calde. “Tale of two Brothers” (naturalmente Romolo e Remo) è un tipico brano alla Martiria, con i caratteristici suoni di chitarra e quei cori così carichi ed evocativi… le scene della fondazione di Roma si materializzano, letteralmente, nell’epicità del sound, che non ha assolutamente eguali nell’attuale panorama europeo. Verso la fine della scaletta gli corrisponde, pressoché con le stesse caratteristiche, “Elissa”, dedicato al tragico amore di Enea e Didone. “Byzantium” inclina verso un doom decadente, in tono con le vicende dell’Impero Romano d’Oriente, mentre “Hannibal (Sons of Africa)” incorpora naturalmente nel break qualche suggestione sonora extraeuropea. Per narrare la morte di Cesare, “Ides of March” sceglie flauti e toni molto intimisti, quasi sussurrati (almeno fino ai profondi cori in controcanto del finale), mai invadenti: il quadro, nel testo, in questo caso è appena accennato, e la ricostruzione dell’insieme è lasciata alla sensibilità dell’ascoltatore. La raffinata e tagliente ironia di “Burn, Baby burn”, dedicata naturalmente a Nerone e all’incendio di Roma, ci rimanda addirittura alle atmosfere secche e stranianti del debut; si chiude con uno dei brani più tirati e quadrati, “Spartacus”, a dimostrazione che i Martiria sanno anche essere, quando vogliono, taglienti e (relativamente!) veloci. Poco altro da aggiungere: una delle migliori prove di una delle formazioni più originali, epiche e maestose in circolazione!
(Renato de Filippis) Voto: 8,5/10