(Buill2Kill Rec./Nadir Prom.) Martyr è in attività da diversi anni, maturando diverse esperienze con Hortus Animae, Dogma e Opposite Sides. Ora si è sentito pronto per realizzare qualcosa di autonomo e nasce il progetto Martyr Lucifer, nel quale il capace e astuto musicista ha coinvolto diversi amici (detti “Graveland Ensemble”) come Adrian Erlandsson (batterista con At the Gates, Cradle of Filth e Paradise Lost), Arke (chitarrista con gli Opposite Sides), Bless e Grom (il primo tastierista con Nashville Trio, il secondo batterista con DoomSword e Ancient, entrambi con Hortus Animae) e poi Vrolk (al basso con Nokturnal Mortum). Nonostante le diverse (anche se molte comuni) esperienze dei musicisti coinvolti, il sound che nasce da “Farewell to Graveland” è qualcosa di unico e non riconducibile ad altro. Al massimo si rintraccia il retaggio dark e gothic dello stesso Martyr negli undici pezzi proposti. Sono decisamente dark, con alcune melodie che riscoprono l’epopea dark più cupa e ombrosa, grazie al cantato dello stesso Martyr. Tanto per fare qualche nome, anche se tirato per i capelli, si potrebbero citare i Christian Death, oltre ai Dead Can dance. L’anima più cupa i Martyr Lucifer però la espongono con “Mortua Munda” e “L’Albero ed Io” (di Guccini) e in “Waiting for the Dawn”, un brano davvero accattivante. C’è l’elettro-dark di “Onironauta” e il magnifico pathos di “The Horseride” però Il resto dei pezzi si dimostrano un flusso continuo di musica, con passaggi e atmosfere narranti di inquietudini. Martyr è il cantore nero, il narratore ossianico e chi gli sta intorno celebra suoni malinconici, fragorosi, inquietanti, cerebrali e incantati.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10