(Autoproduzione) Dalla provincia di Caserta ci arriva l’ep di debutto dei Masking the Hate (nome molto evocativo!): cinque brani che possono rientrare nell’ambito del pagan metal, ma che i nostri definiscono, con un neologismo, ‘celticore’. Dopo il “Prelude” celtico, “Urnield” unisce le atmosfere del primo viking a un andamento epico che può ricordare gli Ensiferum (soprattutto nel refrain): la produzione non è eccelsa, ma contribuisce a creare un sound cupo e guerresco. “Bloodyland” mi ha fatto invece pensare ai primi Eluveitie, quelli precedenti alla svolta commerciale: gli strumenti tradizionali e quelli elettrici si mescolano a una gradevole linea di piano. Si cambia tutto con “Unforgiven Angel”, una ballad soffusa e oserei dire ‘sentimentale’; il cantato in clean di Simone Artua è di buona classe. La titletrack è invece più sul versante bathoryano, con quella che mi sembra una citazione da “Child in Time” dei Deep Purple. Chi ben comincia…
(René Urkus) Voto: 7/10