(Season of Mist: Underground Activists) Sesto album per i francesi Merrimack, i quali tornano dopo ben sette anni, tanti sono trascorsi dal precedente lavoro, attesa solo interrotta dalla recente ed auto celebrativa reissue di “Obsecrations To The Horned” (recensione qui): era infatti giunto il tempo per dei nuovi brani, per usufruire della devastante oscurità che il sound del quintetto di Parigi è in grado di materializzare. Melodici e drammatici, decadenti e seducenti, con passaggi violenti ma anche progressioni epiche, teatrali, poderose… cosa confermata da brani quali ”Sublunar Despondency”, dove un’atmosfera coinvolgente riesce a farsi alimentare da intelligenti dissonanze inserite dentro un incedere apocalittico. Un black che non nasconde piccoli ma intendi dettagli death, cosa che la marziale “Dead and Distant Clamors” offre prima di lasciarsi andare a un mid tempo lacerante e decisamente ben orchestrato. Irresistibile la possente “Wounds that Heal”, criptica “Starving Crowns”, avvincente “Under the Aimless Spheres”, prima dell’epilogo scandito dalle ulteriori provocanti dissonanze che “Embalmer’s Wine” riesce a elargire. Album spesso, potente, impenetrabile, intenso. Chitarre poderose, vasti momenti totalmente ipnotici, un drumming spesso lacerante, come sembra sia usanza nel black francse. Un lavoro ricco, profondo, avvolgente, una dimensione sonora che agisce da ponte tra gli inferi più sulfurei ed il nulla galattico disperso nel gelido infinito siderale.

(Luca Zakk) Voto: 8/10