(Apollon Records) Tra il pop e il prog, con un sound delicato ma penetrante da parte dei norvegesi Mesaverde. Musica suggestiva, quasi poesie rock rese eteree da teorie progressive intelligenti, ricercate, profondamente espressive, mentre arrangiamenti e melodie sono sempre molto ben costruiti, per un sound unico tra il malinconico ed il sognante. Questo è il secondo album e l’intera band, un quartetto, è composta da musicisti di grandissima esperienza, gente che ha suonato ovunque, dal piccolo club allo stadio, e che qui si lascia andare a qualcosa di introspettivo, di personale, di immensamente incisivo. Accecante “Deep Time”, pulsante “Pyramid Fucksnake”… quasi il brano che gli Yes non hanno mai scritto. Oscura ma sensuale “Moments”, intima “Eva”, mentre il prog rock è riassunto nell’ottima “Tracing“. Irresistibilmente pulsante e indubbiamente ottantiana “Pickings For The Beast”, radici folk su “Eyes”, mentre il jazz si scatena assieme al rock nella tecnica sublime di “Endurance”, prima della conclusiva e giustamente malinconica “Story”. Tra le note, tra i versi, la musica ha sapori tradizionali tanto quanto ultra moderni, trasuda di continuo il rock classico, il blues, il jazz, il pop… contemporaneamente all’alternative… fino ad addentrarsi nella galassia sconfinata dell’indie. C’è qualcosa di unico in questi nove brani, sempre attraenti, volutamente provocanti, brani sui quali -e dentro i quali- lasciarsi andare. Nove brani surreali. Semplicemente e meravigliosamente surreali.
(Luca Zakk) Voto: 8/10