(Code666) Nel funeral doom metal è il momento delle band internazionali: in realtà, tenendo conto delle misure ridotte di una scena però particolarmente coesa, non è tanto strano che gli artisti più in vista collaborino volentieri fra di loro. Gli esordienti Mesmur, che pubblicano il loro debut per la nostra Code666, mettono insieme tre continenti, con membri in USA, Australia e Norvegia: i cinque pezzi del disco sfruttano il genere, uno dei più conservativi in assoluto della scena metal odierna, con competenza e devozione, guardando sia alle origini britanniche che ai nuovi sviluppi scandinavi. I dieci, lentissimi minuti di “Deprivation” (attenzione soprattutto all’inizio, praticamente di scuola Evoken) sono sorretti in particolare dalle keys; più veloce (si fa per dire) “Lapse”, mentre “Abnegate”, che ha qualche vago punto di contatto con il post metal, sempre grazie alle tastiere, ricorda abbastanza da vicino i Neurosis. “Descend” è di nuovo più rapida, con un vago feeling spaziale, mentre la titletrack, oltre dodici minuti, è plumbea e tombale come poche altre cose nell’attuale scena estrema – almeno fino agli ultimi quattro minuti, che hanno una singolare grazia ‘romantica’ e disperata che coinvolge e appassiona. Un prodotto di genere che va diretto verso i fedelissimi fruitori di queste sonorità sepolcrali.
(René Urkus) Voto: 7/10