(My Graveyard/Masterpiece) Chi segue MetalHead sa bene che i miei generi preferiti sono quelli classici (con ridotte e occasionali puntate nell’estremo); fino a qualche anno fa, pur possedendo ben più di un migliaio di dischi, non avevo idea di cosa fosse lo stoner solo perché non era nato nel corso degli anni ’80, e i true defenders of steel hanno un codice di purezza da rispettare, diamine! Quasi per caso mi sono quindi accostato al terzo disco dei varesini Midryasi, parzialmente rassicurato dalla presenza di Convulsion, che sotto altro nome ha militato anche nei Doomsword; e sono rimasto folgorato dal sound folle e stratificato della band, che mi ha convinto soprattutto per le sue evidenti radici ‘classiche’. In “The Counterflow” si mescolano psichedelia, stoner, doom e rock, ma il vero capolavoro è la successiva “Diagonal”, con i suoi suoni lisergici e mefitici. “Back in the Maze” è una sorta di mantra ipnotico; il massimo di pazzia si raggiunge con “The nuclear Dog”, della quale vi lascio immaginare autonomamente temi e strutture… Dal canto suo, la titletrack ha quelle atmosfere morbide e stranianti visivamente suggerite dal trittico di colori che forma il titolo. I Midryasi sono una centrifuga roboante, un caleidoscopio che cambia colore ogni secondo, una moto lanciata a altissima velocità e che cambia direzione ogni cinque secondi: se non siete troppo rigidi di vedute, “Black, Blue & Violet” devasterà la vostra percezione del reale per trentanove minuti lanciati a mille.
(Renato de Filippis) Voto: 8/10