(Autoproduzione) Fin da quando è arrivato in redazione, mi sono subito reso conto che questo “Downfall Theatre” era un disco strano. È un debut di quello che è partito come uno studio project, proviene dal Lussemburgo (mai capitato!) ed è in free download (QUI). Ma se dovessi dirvi di che genere stiamo parlando, o anche soltanto se si tratta di rock o di metal, vado in difficoltà… C’è anzitutto un problema fondamentale, relativo alle vocals in clean. Ascoltate ad esempio “Golden Light”, o la successiva “To Heaven again”: due pezzi che sarebbero stati godibili, ma che vengono condizionati da una prestazione vocale incerta, a tratti vicina a qualche stonatura, e sempre poco incisiva. La cosa è particolarmente evidente in una canzone vagamente space come “Cold”, dove gran parte della riuscita è appunto affidata alla prova canora, data l’essenzialità della musica. E poi c’è un’altra ‘stranezza’. I brani passano in modo quasi trasversale moltissimi generi, dal progressive della semiballad “Forever mine” al prog/black (se esiste) di “The Void”, per poi virare verso l’estremo con le violente “Depulsoris Ira” e “Masquerade”, e giungere a una specie di apocalyptic black metal nella conclusiva “My final Sin”. Ora, capisco (o spero!) che l’effetto sia voluto, e che si passi progressivamente in scaletta da un sound più soft a uno assolutamente estremo: del resto, il concept racconta della lenta discesa nella follia di un uomo che, abbandonato dal proprio amore, finisce per suicidarsi. Ma l’insieme complessivo è così disorientante, non basta mica passare da un genere all’altro per essere innovativi e convincenti! Forse ai Mindpatrol si può accordare l’onore di averci provato, ed è già qualcosa; ma per una vera riuscita i nostri dovrebbero cercare una direzione più stabile e curare meglio alcuni aspetti – a cominciare appunto dal cantato.
(Renato de Filippis) Voto: 5,5/10