(Arising Empire) A volte succede. A volte cose apparentemente impossibili accadono. Ci sono migliaia di band in circolazione, molte delle quali si spaccano per cercare di arrivare da qualche parte… cosa non sempre possibile, indipendentemente dalla reale qualità della musica suonata. Quindi per quanto i Mister Misery siano proposti come dei ‘dannati’ i quali avrebbero vissuto esperienze di vita devastate (morte, depressione, prigione, abbandono, droghe, povertà), sembra decisamente impossibile (o ingiusto?) che escano dal nulla arrivando immediatamente nei paraggi della Nuclear Blast (tramite la controllata Arising Empire) già con il primo disco. Sembra anche difficile credere che un simile convincente debutto sia farina del loro sacco… ma noi arriviamo a dadi tratti, alla fine giochi… e -nel nostro piccolo- possiamo solo valutare quaranta minuti d’ora di musica. Quaranta minuti intensi: un horror rock, dal gusto gotico, molto influenzato da maestri come Alice Cooper o acts come Marilyn Manson/Wednesday 13, ma anche dall’hard rock anni ’80, passando per il tendenze nu-metal, il tutto con poderose melodie a tratti anche epiche. Immaginatevi di mettere in musica le scenografie ed i contrasti di “Nightmare Before Christmas” e “Edward Mani di Forbice”: è forse questa l’unico di modo di descrivere “Unalive”. “The Blood Waltz” è potente, grintosa, nasconde riff di remota origine death melodico, ma anche catchy, provocanti e suggestive. Idee epiche e malinconiche sull’ottima ”You And I”, brano con un refrain oscuro, che ricorda lavori di Disturbed e Deftones. Strepitosa ed irresistibile ”Tell Me How”, una canzone moderno, dai tratti alternative ma anche stuzzicanti. Delizioso il contesto circense di ”My Ghost” (ricorda “Intermission” dei Sixx A.M.) il quale si protrae per tutto un brano seducente ed irriverente, esaltato da un refrain superlativo! Equilibrio tra violenza e inebriante melodia su “Legion”, brillante e molto pop “Alive”, provocante “Stronger”, heavy pregno di melodia e gommosa modernità sulla conclusiva “Live While You Can”. L’album è effettivamente una specie di sequenza di singoli di valore, prodotto in maniera molto potente, con voce, chitarre e batteria esaltati cinicamente (però il basso sembra inesistente…). Con il loro gusto horror, un’aura dannata e quella tendenza che richiama ad una decadenza circense scossa da eroi fuoriusciti da un romanzo picaresco, i Mister Misery si collocano in equilibrio tra rivelazione/genio assoluto e produzione confezionata ad hoc per soddisfare un’ampia selezione di pubblico; se la loro biografia riportasse la solita sfilza di demo, se ci fosse qualche anno di gavetta in giro per palcoscenici sempre più grandi raggiunti con un furgone sgangherato attraverso le buie strade degli inverni svedesi, se prima di questo esistessero uno o due album con label ‘amatoriali’, se ci fosse effettivamente una base prima del grande giorno della firma con la label di prestigio, se tutto questo fosse documentato e scritto ‘nei libri di storia’, allora si potrebbe veramente gridare… al miracolo. Ma questi quattro sembrano sconosciuti e sono raggruppati in una formazione che ha poco più di un anno e mezzo di vita: tuttavia -ed è innegabile- hanno in mano un disco favoloso, il quale viene spinto da un’etichetta di spicco con relativo corposo marketing, vantando un booking con l’agenzia che già manda in tour gente come Nightwish, Anthrax e The 69 Eyes. Sembra tutto troppo agevolato, oliato, spinto, troppo finto… eppure “Unalive” è qui, è in circolazione e suona maledettamente potente. Tutto questo supporto mediatico permette alla band di farsi vedere, ma -non avendo mai creduto alle fiabe dei ranocchi trasformati in principi- la fa apparire un po’ fittizia, in un certo senso finta o disegnata a tavolino. Ma se dimentichiamo per quaranta minuti questa ipotetica messa in scena tipica dei talent show che la società continua a propinarci, ci ritroviamo davanti ad un album pazzesco ed un debutto assolutamente strepitoso!
(Luca Zakk) Voto: 8/10