(Pelagic Records) Le fasi più intrepide, i crescendo più ispirati e le atmosfere sature di un pathos struggente ricordano quelle dei Godspeed You! Black Emperor o comunque quello di un canonico canovaccio alternative-post rock. Gli spunti di elettronica ed ambient, anche dal senso arcano come i Tangerine Dream tipo nell’incpit di “Imperfect Things”, detraggono la band giapponese da eccessivi rimandi di stile con le supreme leggende canadesi. Proprio la suddetta composizione è uno dei momenti più invitanti dell’album. I Mono provano scenari propri, come “The Auguries” dove una docile ma cantilenante chitarra funge da faro tra l’ammasso distorto in crescendo che ribolle di presenze. “Pilgrimage Of The Soul” è completamente strumentale, prodotto da Steve Albini e dunque con un timbro duro, dunque l’album è a tratti derivativo eppure non avulso dall’anima propria di questa band che l’espressa lungo una nutrita discografia. I Mono non creano nuovi modelli, tengono però alta la tensione epica, l’atmosfera sospesa in sogni, ricordi, sentimenti che covano dentro di noi.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10