(Moribund) Torna la one man band australiana, torna una dimensione soffocante di black metal. Un black lento. Mortale. Atmosferico ma funereo. Un black che accieca, soffoca, uccide. Un black che vaga nell’inferno dell’universo. Undici colossali tracce che per quasi un’ora e venti rubano il diritto alla vita, la voglia stessa di vivere, di sognare, di sperare: tutto si riduce a malvagi incubi drammaticamente reali, in un vortice di sofferenza e deviazione mistica senza limiti. Le sonorità spaziano dal crudele e violento con fortissime vibrazioni astrali, fino ad un atmosferico lento e marziale, occulto e mistico. Cancellazione dell’aria con “Modraniht”, veloce, intensa, piena di sonorità non appartenenti a questo pianeta. “Oration As Vessel Of The Void” aggiunge tristi melodie e deprimenti arpeggi ad un altro territorio sonoro assolutamente ostile. Trionfante “Casting The Shadow”, un trionfo che negli oltre dieci minuti decade fino ai confini del noise e del depressive. Altro complesso movimento è rappresentato da “As Stars Merge With Ice”, dove la componente black è fredda, gelida… mentre la divagazione ambientale dimostra maestria e perversa creatività. Ambient/noise privo di confini su “Corrosion Delirium” e la funerea conclusiva “Cold Delusions”. Ancora una volta un album che dipinge la fine, lontana dalla pace; una fine crudele, una fine dolorosa affidata all’infinito incomprensibile del gelo delle galassie.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10