(Punishment 18 Records) Secondo album in venti anni, un periodo enorme per una band che nel 2021 ha comunque qualcosa di concreto da suonare. I veneti si presentano con un death metal serrato, arcigno, un tantino oscuro nei toni e con qualche approssimativa assonanza con i Death e non solo loro, oltre a spunti thrash metal. La componente death metal è predominante e viene rivestita di un’attitudine tecnica. Un suono pieno ma privo di lacche e aggiustamenti eccessivi, “The Dark River of Soul” suona come un prodotto dei tardi anni ’90 ma senza necessariamente mostrarsi come un prodotto old style. Gli spunti solisti delle chitarre aggiungono momenti esaltanti, come in “The Light Inside” per esempio oppure nella title track. Marco Beltrame alla voce fa ottimamente la sua parte con quel tono aspro, arso e raddoppi vocali in growl. Drumming che opera come una mitragliatrice, teso a scandire le andature dei riff e contribuire sia al dinamismo di certi pezzi quanto a cementificare l’impatto sonoro. Nessuno dei brani sembra prevalere sugli altri: le melodie infatti si perdono in questi scatti e variazioni, senza mai rendere memorabili nell’interezza i pezzi, semmai solo determinanti passaggi e frazioni di essi. Forse “Where the Demons Lives” ha un suo stile e si mette subito in mostra. Tuttavia “The Dark River of Soul” alla lunga si fa ascoltare per come esprime il death metal in una maniera congegnata, tecnica, concreta. Se dopo venti anni e al secondo album i Moonrise suonano così è perché hanno una pellaccia dura, calli nelle mani e una creatività technical death metal che in venti anni non si è assottigliata.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10