(Napalm Records) Nel 2011 in molti si sono chiesti se con “Alpha Noir” i Moonspell avessero inaugurato un nuovo corso nella loro discografia. Ascoltando il nuovo “Extinct” non si può dare una risposta univoca. Che cosa si sono inventati i lusitani questa volta? “Breathe (Until We Are No More)” sembra uscita da un disco dei Paradise Lost di inizio secolo e si sente subito che le incertezze compositive del lavoro precedente qui hanno lasciato il posto a strutture musicali più snelle e immediate ma al contempo più curate nella forma e nei testi. La title track ha un refrain decisamente azzeccato, degli inserti orchestrali e magniloquenti e gli splendidi assoli a cui i nostri ci hanno abituato da anni. Con “Medusalem” sembra ormai chiaro l’intento di Ribeiro e soci: brani ridotti nella complessità, più diretti e ritornelli catchy. La sensazione generale è che il quintetto si sia divertito da matti nel registrare queste tracce a beneficio di una spontaneità che sembrava latitare ultimamente. “Domina” è forse il pezzo più riuscito del platter, con un arpeggio malinconico e un ritornello che a molti farà tornare alla mente “The Antidote”. “The Last Of Us” è un brano decisamente sotto la media, ma i portoghesi si riprendono subito con “Maligna”, dall’incedere ancestrale e barocco. La seconda parte dell’opera ricalca quasi pedissequamente quanto ascoltato nelle prime canzoni, con una menzione speciale per la riflessiva “The Future Is Dark” e la stravagante “La Baphomette”. Ad un primo ascolto sembra un album fin troppo facile, quasi commerciale. La sua forza invece sta in un sapiente mix di sonorità immediate e un songwriting ricercato. E’ innegabile che capolavori come “Memorial” e “Night Eternal” pesino come un macigno nel voto finale, complice il fatto che manca l’atmosfera che i Moonspell hanno sempre iniettato nei loro lavori e che li hanno resi unici nel panorama musicale. Di certo sarà rivalutato tra una decina d’anni, un po’ come lo è stato “The Butterfly Effect”. Ma questi sono dei Moonspell inediti, nuovi e freschi soprattutto nei suoni e nelle atmosfere (l’operato di Jens Bogren si sente eccome). Da provare, se non altro per aggiungere un’ulteriore sfaccettatura alla complessa personalità di questo superbo gruppo.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10