(Art Gates Records) Autentici, veri, puri. Il black metal dei Moorah originari della Repubblica Ceca dimostra uno stile ed un carisma molto personali, caratteristiche tipiche delle band old school provenienti dall’est europeo, lontane dagli standard ormai abusati del black nordico. “Marnost Nad Marnost” è un debutto eccentrico ma molto potente, ricco di sorprese, lontano da super produzioni elaborate e da quella tendenza cinematografica tipica del black moderno; piuttosto questa band tende ad un black metal molto diretto, in un certo senso grezzo, nel quale nemmeno la voce non abbraccia la definizione più ‘recente’ di growl, portando i pensieri indietro nel tempo, verso le epoche di band quali i Master’s Hammer o i Tormentor. Ed è proprio qui che si chiude il cerchio, visto che proprio il primo batterista dei Master’s Hammer, Ferenc Fečo, è l’uomo dietro le pelli di questa nuova oscura creatura. Black, senza dubbio, ma di quello molto legato al metal, al rock, con pure qualche spunto prog, senza dimenticare qualche tendenza post, o alternative… o qualsivoglia altro termine possa descrivere la libertà stilistica che questa band abbraccia e fa convergere in un disco che si rivela tanto intenso quanto irresistibile. La opener “Radiant” spiega sinteticamente l’essenza dei Moorah, quella purezza mista a ignoranza sonora, quella melodia che esplode uscendo palesemente dai ranghi del black per navigare con fierezza sugli oceani dell’heavy metal. Ottime dosi di headbanging con la contorta “Vyvrátíme modly”, brano heavy, rock, metal, black… un pezzo dove il tremolo trova lo stesso spazio di una teatralità Maideniana, arrivando pure a dei seducenti cori femminili. Catchy, incalzante, tecnica, progressiva e psichedelica “Sigillum Septima”, tuonante “Okem bouře”, caratterizzata da un black sferzato da dell’ottimo black’n’roll, con evoluzioni di matrice symphonic e deliziosamente atmosferiche. Pulsante “Vstávej”, drammatica “Marnöst”, avvolta nelle tenebre “Nic není”, prima della conclusiva “Slunovrat”, un pezzo dalla radice black’n’roll che scatena un’energia tellurica unica… prima di abbandonarsi ad arpeggi delicati, riflessivi, introspettivi, i quali accompagnano dolcemente all’epilogo di un disco decisamente di valore. Un album fuori da ogni schema: ribelle nella concezione, nella teoria e nella pratica. Così dannatamente black metal anche se marcatamente contrario a tutte le tendenze musicali riconducibili in un modo o nell’altro sotto questa definizione. I Moorah aggiungono delle vigorose pennellate alla tela raffigurante il passato, cercando di riprodurre una visione del presente ipotizzando un nuovo percorso verso l’imminente futuro.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10