(Moribund Records) Forti di un buon esordio targato 2011, tornano questi texani. Nati come una sorta di super gruppo dell’underground Black Metal a stelle e strisce, i tipi si riconfermano oggi come una solida realtà, granitica nell’impatto tanto quanto le Montagne Rocciose di casa loro. L’attitudine tutta americana della proposta musicale si vede anche solo nel livello tecnico proposto, piuttosto alto se si va a considerare che comunque stiamo parlando di un Black che, almeno negli intenti della band, dovrebbe essere piuttosto sporco e ruvido. Siamo quindi di fronte quasi ad un Death/Black piuttosto tagliente e tecnico, dove la pulizia dell’esecuzione sembra a tratti stridere con la natura intrinseca del genere. Ma l’effetto dissonante non dispiace affatto, andando a comporre un album solido ed inattaccabile sotto il profilo tecnico. Non immaginatevi tempi troppo veloci, anzi, ma voce e riff sono decisamente di stampo Death, soprattutto in certi passaggi di chitarra. Solo il suono volutamente sporco della batteria tradisce le iniziali intenzioni della formazione, capace alla fine a mio avviso nel difficile compito di far convivere due generi solo all’apparenza simili. Alchimisti.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10