(Peaceville Records) Sesto capitolo. Sesta gelida tormenta che soffia poderosa dal terribile inverno norvegese. La creatura di Thomas Eriksen non si arresta, non rallenta, scrivendo un’altra intensa pagina di black metal freddo, poderoso, penetrante. Evoluzione? Certo… nei dettagli di un black metal che rispetta le fondamenta del genere, pur risultando fresco, attuale, anche grazie ad arrangiamenti curati ed una registrazione magistrale nella quale le linee di basso sono esaltante ed evidenziate… quasi come nelle opere di matrice blues o jazz. Questa essenza carnale presente già alla radice crea il sostegno perfetto per riff pungenti, progressioni laceranti, linee vocali aggressive e, in generale, un senso di epicità e gloria dannata senza confini. Oscura e devota ai culti delle tenebre “Indre Demoner” con il suo mid tempo capace di crescere minacciosamente. Irresistibile “Forfort Av Kulden”: una melodia di fondo suggestiva, una dimensione sonora inquietante, un crescendo dal fortissimo sentore viking, irresistibilmente epico. Capolavoro “Svik”: un riff tagliente, un incedere decadente, un basso che dilaga attraverso i confini delle onde sonore mentre il riff principale cavalca lontano, verso una gloria ambita, ricercata, meritata… un brano che da solo vale l’intero disco, l’intera essenza del black metal norvegese! Travolgente e tetra “Et Kall Fra Dypet”, incalzante e melodicamente poetica “Hoye Murer” con ospite Erlend Hjelvik, l’ex vocalist dei leggendari metallers Kverlertak. Altra melodia di pregiata e micidiale fattura con “Bortgang”, un mid tempo malinconico con una progressione di accordi tutt’altro che prevedibile… anche se deliziosamente appagante. “Avskum” è più old school, è più classica, più diretta… ovviamente con questa tanto innovativa quanto classica impostazione dei Mork, prima dell’epilogo rappresentato dall’inarrestabile “Tilbake Til Opprinnelsen”. Dietro un’altra bellissima copertina di David Thiérrée, con una ispirazione tratta da una variante nordica dei miti di Cthulhu (Lovecraft), “Dypet” è puro, purissimo pregiato black metal. Black metal scolpito con enfasi poetica, gusto drammatico, devozione alle tenebre. Una profondità sonora ribadita solo dal titolo del disco (che in qualche modo significa ‘la profondità’ / ‘l’abisso’, per l’appunto): una profondità viscerale, ignota, pregna di malvagità… una profondità proibita trascinata con forza in superficie… per un uovo dominio delle forze degli abissi, verso un trionfale predominio del culto dell’oscurità più impenetrabile.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10