(Peaceville) Settimo sigillo per i norvegesi Mork, sempre fedeli alla loro dimensione, al loro black, alla loro immagine, incuranti delle evoluzioni, delle modernità dei trend attuali. Un album più ricercato, decisamente più melodico, ricco di evoluzioni progressive, con tematiche che partono dal fondo della decadenza umana, arrivano fino all’orgoglio, alla vera e meritata gloria. E questo è ‘solo’ il quarto lustro di storia per i Mork, entità costante, prepotentemente presente, indissolubile, incisiva! Riff aggressivi, mid tempo incalzanti, esaltanti, provocanti: “I Tåkens Virvel” è oscura, ma impattante, tanto estrema quanto profonda… e dannatamente progressiva! Subdola, infernale, viscida “Holmgang”, sognante ed un po’ epica “Heksebål”, contorta ma letale “Utbrent”. “Med Døden Til Følge” è così immensamente epica, tanto quanto è old school nei riff fondamentali l’ottima “Ondt Blod”. Con “Tidens Tann” l’album cresce, diventa più ricercato, più introspettivo, più oscuro ma anche più esaltante, remotamente folky, atmosferico, esaltante. Lo strumentale “Til Syvende Og Sist” è qualcosa di immenso: linee di basso calde, dentro un turbinio melodico scandito da violini sublimi, in un incedere sinfonico, folk, teatrale, epico… verso la conclusiva ”Omme”, altro brano iconico, delicato, acustico, deliziosamente malinconico. Verso l’eternità, una tradizione sonora innegabile quella del mastermind Thomas Eriksen. Altro album superlativo, ricco di dettagli, tanto fedele al black quanto all’evoluzione dello stesso, verso un sound personale, identificativo, creativo, tanto dentro i confini… quanto marcatamente lontano dagli schemi prevedibili. Black metal? Ce ne hanno proposto di tutti i tipi, in infinite salse: quello dei Mork, invece, è un mondo a parte, personale, identificativo, impenetrabile che materializza una dimensione musicale assurdamente mistica ed infinitamente poetica.
(Luca Zakk) Voto: 9/10