(Hollow Earth Records) Già dall’indefinibile copertina si può immaginare come gli sloveni Mothermound si dedichino a un metallo oscuro e violento: quello che non potevo sapere è che il loro sound è una mirabile commistione di più generi, che funziona decisamente bene nonostante qualche piccola lungaggine di troppo. Sotto questo nome la band è attiva soltanto da 4 anni, e “The Burden of Tomorrow” sarebbe il debut, ma i nostri sono stati per un decennio sui palchi con il monicker Expulsion. “Aurora awaken” si apre su scenari tranquilli ed idilliaci, che si sviluppano poi in un progressive/death dai toni abbastanza decadenti. Un connubio destabilizzante, ma decisamente riuscito! “Lady Violet” è pesante e involuta, più incline a un doom sporco, e arriviamo quindi a “Beings beyond Being”, che porta con sé quel sound inglese doom di metà anni ’90 (per capirci, quello di “Icon” dei Paradise Lost). “Dogma defiled” prende il riff di “Neon Knights” dei Sabbath e lo trasfigura attraverso il death inizio anni ’90, mentre “Omega Omnipresens” è un brano molto alla Cathedral dei momenti buoni. Se la violenza è quello che cercate, potete invece rivolgervi alla conclusiva “Curtains fall”. Un disco originale, dalla presa non facile, ma che può facilmente soddisfare i metallari più open minded.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10