(Mötley Records/Eleven Seven Music) Per quanto questo sia il momento dei media e dell’esaltazione di “The Dirt”, le cose sono iniziate molti anni fa, sia per i Mötley che per… me. Il libro originale “The Dirt: Confessions of the World’s Most Notorious Rock Band”, la biografia della band, uscì nel 2001 ed io lo divorai (più volte) l’anno successivo con la prima edizione paperback in lingua originale, in inglese. La versione in italiano è uscì, credo, solo un decennio dopo e quando sentti parlare di novità o di rivelazione, provai un senso di noia e di compassione verso tutti coloro che si erano persi un tale capolavoro per ben due lustri. Lessi anche la versione italiana, la quale per quanto fantasticamente tradotta mancava di quel feeling, di quello slang, di quella schiettezza tipica del modo di parlare della Los Angeles che ha regalato fama e successo a questi quatto devastati che continuano, in un modo o nell’altro, a tenere in vita questa emblematica e simbolica rock band. Ora è arrivato anche il film, il quale deve seguire il libro (anche perché la storia è quella, c’è poco spazio per interpretazioni, deviazioni e divagazioni) e la band, e quella florida azienda capitanata dal management della band stessa, ha pensato bene -ovviamente- di pubblicare una opprotuna soundtrack. Ed è qui che le cose diventano interessanti: una soundtrack DEVE scandire i ritmi del film epr la quale è stata scritta o selezionata, ed il film, specialmente in questo caso, deve scandire i ritmi del libro, ovvero le vicende, le disgrazie, i successi, le morti e le risuscitazioni che sono parte integrante della storia della band. Diciotto brani -tre nuovi, una cover ed il resto sapientemente rimasterizzato- che scandiscono con cinica perversione la storia di questa band… quasi come se la band stessa avesse scritto, nel corso degli anni, la propria biografia in chiave musicale… cosa poi decisamente ovvia, visto e considerato che le tematiche dei loro brani erano sempre incentrate su ciò che succedeva loro quotidianamente vivendo quella vita di eccessi, quella vita estrema, quella vita che dovevano vivere per far sognare il fan (il cliente?), il quale avrebbe venduto l’anima per poter essere loro, o semplicemente per poterli emulare. Nella soundtrack non manca “Live Wire”. Indovinata “Take me to the Top”. Perfette “Piece of Your Action” e “Shout at the Devil”. Esalante e spietata “Looks That Kill”. Emblematiche, nel contesto della storia, “Too Young To Fall In Love” e “Home Sweet Home”. Immancabili “Girls, Girls, Girls” e “Same Ol’ Situation”, esattamente come “Kickstart My Heart” e “Dr. Feelgood”. Tra i nuovi brani, emerge la poderosa e provocante opener “The Dirt (Est.1981)” featuring Machine Gun Kelly, il quale è anche l’attore che interpreta la parte di Tommy Lee (tra l’altro la voce è simile a quella di Tommy, sia quando canta che quando recita!). Sempre nel reparto novità, è geniale la cover di Madonna “Like a Virgin”… brano già provocante all’epoca quando cantato dalla pop star, ora reso infinitamente perverso nell’interpretazione da parte di una band che della depravazione ha fatto un lifestyle. Pulsante e altrettanto provocante la nuova “Ride With The Devil”, mentre risutla graffiante, tuonante ed epica l’altra new entry intitolata “Crash and Burn”. La grandiosa scelta di brani per la colonna sonora rende questa release la ‘best-of’ definitiva ed assoluta… mentre le nuove registrazioni ricordano al mondo che questi quattro animali -vivi per miracolo o per avere una scorza fottutamente dura- dopo una vita al limite, dopo averne fatte di tutti i colori, dopo essere più volte morti e rinati… sono ancora qui, si fanno sentire forte e chiaro, non se ne vogliono andare e, tra le altre cose, sanno ancora suonare!
(Luca Zakk) Voto: 10/10