(Listenable Records) My Diligence si avventurano in territori ignoti, stranianti, dove vige un clima dimesso, piuttosto malinconico e forse paranoico. Non si respirano sensazioni positive in questo shoegaze/post rock con sporadici innesti noise e semi-psichedelici. Spesso le partiture dei pezzi si dilatano ed ecco che da fasi dirompenti, maestose, si arriva a sonorità mitigate e forse stagnanti, nelle quali le chitarre lacerano l’atmosfera come lampi. Le ripartenze riportano i regimi del motore a quella maestosità di cui si è già scritto che rende poi umorale un po’ tutto l’album. Il minutaggio dei pezzi, sono otto in tutto, passa sui cinque minuti e oltre di media, con “Allodiplogaster Sudhausi” che supera i dieci minuti. A loro modo i tre ragazzi di Bruxelles sono sintonizzati su un prog non del tutto tale, amorfo. Tra il grunge, post rock, shoegaze, psichedelia, atmosfere leggere quasi estatiche ad altre psicotiche, il loro plasmare la musica con un atteggiamento umorale, con forma libera, è un variegare quella forma e si avvicina appunto al prog seppure non a quello classico. Album ostico nelle sue prime battute, composte da “Death”, “Horses” e “Black” che presentano quell’altalena di stati d’animo e velocità, di suoni esplosivi, nei quali gli Helmet, Cult Of Luna e The God Machine sembrano alimentare ogni cosa. Però “Death.Horses.Black” è un percorso, un andare attraverso questi sbalzi di stile e di umore, di scenari e di pensieri e alla fine è un viaggio che tutto sommato paga.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10