(House of Ashes) In più di un decennio questi tre nerboruti tizi hanno esplorato un po’ tutto l’esplorabile del sonoro. L’ultima fatica risale appena al 2014, con un album ambient. E ora l’opera di sperimentazione va avanti con una prova dalle tinte doom death. Genere rischioso perchè il pericolo di suonare pacchiani è alto. Ma diciamolo fin da subito: prova superata con ottimi voti. Già il cantato è un qualcosa di atipico per il genere. Mai propriamente growl e mai pulito del tutto, quasi sgraziato a tratti ma perfetto per le parti ritmiche davvero pesanti e doom oriented. La componente death viene data soprattutto dalla chitarra con riff più veloci del normale suono funereo a cui il genere ci ha abituati. Ecco che ne risulta un ulteriore prova delle doti compositive ed esecutive del combo (come se ce ne fosse stato il bisogno). Disco consigliatissimo a chi aborra le etichette di genere ma che ama la musica estrema. Sfumati.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10