(earMUSIC) Sesto disco in studio per i tunisini Myrath, una band che partì da un prog metal con iniezioni etniche, per poi ‘normalizzarsi’ in un metal più classico ed infine evolvendo verso una miscela più equilibrata dei due estremi. Ora un nuovo capitolo, a ben cinque anni dal precedente, con cambiamenti in line up, la sostanziale scomparsa di quegli elementi etnici a favore di una dimensione sinfonica più marcata, con pianoforti ed espressioni orchestrali che in brani come “Into The Light” si sanno mettere in mostra con effetto ed impatto; forse la fuoriuscita del tastierista Elyes Bouchoucha ha influenzato questo nuovo aggiustamento stilistico e l’ospite Kévin Codfert (ex Adagio) alle tastiere avrà sicuramente iniettato uno stile diverso con quell’originalità dei ‘precedenti’ Myrath. Ma il cambiamento non è un male, anzi: i brani sono molto prog, ricchi di groove, vibranti, tutt’altro che scontati o prevedibili, ricchi di tecnica, arrangianti con creatività (basta sentire la favolosa “Candels Cry” per farsene un’idea), con una struttura sonora complessa, ricca, a tratti piacevolmente contorta. Ma la complessità è sempre nei dettagli, nella struttura che alimenta l’intero assalto sonoro e brani quali “Let It Go” si fanno apprezzare fin dal primo ascolto, risultando immediati e catchy. Trionfale ed introspettiva “Words Are Failing”, traccia con una linea di basso granitica, c’è un senso di malinconia nella possente “Temple Walls”, ipnotica “The Empire”. Una impostazione heavy torna con “Heores”, un heavy che diventa sinfonico con la conclusiva “Carry On”. Musicisti di alto livello, con un vocalist che non teme confronti: una band con una forte personalità ed una creatività molto intensa e dinamica, in corsa per espandere il suo pubblico cercando di iniettare nella sua radice metal una dimensione progressiva molto più ampia, andando ben oltre i confini del genere e del rock di per sé.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10