(Argonauta Records) Altra bellissima copertina per il secondo album degli italiani Naat (recensione del primo ed omonimo qui). Una copertina che garantisce l’accesso al mondo strumentale del quartetto, un mondo che attinge da sludge e post metal, abbraccia l’ambient, strizza l’occhio al progressive. Album più introspettivo ed atmosferico del precedente, comunque un album che sa sferzare l’etere con prepotenza, oltre che elettrizzarlo con infinta e provocante suggestione. Tormentata e tempestosa “Sleepeater”, un crescendo drammatico verso un break down apocalittico. Sognante nella sua bellissima irregolarità ritmica ”Liquor”, ansiosa e minacciosa ”The Moth”, un brano impetuoso ma anche molto melodico, capace di abbandonarsi ad atmosfere post metal infinitamente coinvolgenti oltre che suggestive. Stupenda “Inner Shelter”: suoni ipnotici con visioni lontane sferzano ritmiche d’assalto, ricche di batteria e basso, ritmiche capaci di contorcersi, evolversi, commutarsi, trasformarsi in un caleidoscopio di combinazioni decisamente illimitato. Pura atmosfera dal sapore galattico con “Ether”. La conclusiva “The Highest Tower” fomenta, istiga, aizza con la sua progressione che dall’infinita dolcezza transita con fare marziale attraverso geli cosmici, intimità terrene, contorsionismi progressivi, silenzi astrali, crescendo appartenenti alla bellezza di una natura fiera ed incontaminata. Volutamente complessi, sempre alla ricerca di sentieri difficili i quali con il percorso sonoro si svelano magicamente agli occhi dell’ascoltatore. I Naat disegnano una mappa sonora verso altri mondi, altre dimensioni, altro tempo, universi paralleli. Vite da vivere.
(Luca Zakk) Voto: 9/10