(Signal Rex) Amano prendersela comoda i norvegesi Nachash, giunti al secondo album dopo ben sei anni dal buon debutto “Phantasmal Trinunity” (recensione qui), un lavoro che, pur trattandosi di black metal, a dispetto della provenienza della band, aveva poco da spartire con le sonorità provenienti dalla terra dei fiordi, abbracciando uno stile più vicino a realtà elleniche come Rotting Christ e Varathron. “Eschaton Magicks” prosegue lungo il solco tracciato dal predecessore, con sonorità che pescano maggiormente dal death metal, ma anche speed, thrash, non disdegnando qualche spunto melodico puramente classic metal, nonché dalla scena estrema italiana. Già con l’opener “Stygian Nightmare” si possono percepire sonorità mediterranee, a partire dal riff vagamente arabeggiante agli stacchi thrash che mi portano alla mente i primi Bulldozer. “The Scythewielder” è legata alla tradizione speed thrash, allontanandosi quasi del tutto dall’atmosfera cupa propria del black metal, cosa che capita spesso nella prima metà dell’album, mentre nella seconda parte ritroviamo tutta l’attitudine oscura presente nel debutto, con brani più lunghi, articolati ed oscuri, dove i richiami a Varathron e Mortuary Drape si sprecano. Un album meno relegato ad un genere specifico rispetto al passato, ma non per questo meno affascinante del predecessore, risultando anzi più arcano e minaccioso
(Matteo Piotto) Voto: 8/10