(Nordvis Produktion) Un attento ascoltatore, pur ignorando chi sia Nachtzeit, potrebbe capire che in fondo questo mini album è una versione selvaggia e crudele delle ossessive e sublimi atmosfere di Lustre. Non a caso, Nachtzeit è proprio la (sola) mente dietro a Lustre, entità che qui decide di lasciarsi andare, di abbandonarsi a suoni primordiali, feroci, con linee vocali strazianti in evidenza e non di remoto contorno come succede con Lustre. Ma quella forza nella natura che si fa chiamare Lustre è presente anche qui con prepotenza: una energia incontenibile, inconcepibile, che descrive una natura crudele, originale, incontaminata, lontana dalle perversioni umane, strettamente legata a quelle fredde regole originali, basilari, pure. La title track offre un riff stupendo, poderoso e sapientemente ossessivo. È veloce, ha un drumming incessante, che non molla mai durante i quasi sei minuti. Ma questa ripetizione forzata, deviata, maniacale si basa sul genio di questo artista il quale è sempre stato capace di creare canzoni interminabili con due suoni elettronici, canzoni interminabili che suscitano quell’impossibile desiderio di durata ancora più estesa da parte dell’ascoltatore. Più corta e più perversa “En Nyckel Till En Dröm”, mentre la conclusiva “I Mörkret” (il titolo vuol dire più o meno “al buio”) è ancor di più un’estensione verso il sound ed i loop di Lustre, qui riproposti con una drum machine deflagrante e una dedizione ai concetti ossessivi unica e ricca di malvagità. Artista bivalente, molteplice che comunque offre una firma unica, chiara, indelebile e impossibile da confondere. Se per molti Lustre non è black metal, se per tanti Lustre è musica elettronica, loops di synths e mancanza di violenza, allora “Där Föddes En Längtan” è la risposta a tutto. Quella risposta tanto desiderata, voluta, necessaria.
(Luca Zakk) Voto: 8/10