(InsideOut Music) Musicista un po’ particolare Nad, perché bravo a creare atmosfere attorno all’ascoltatore che inducono a loro volta particolari sensazioni. Terzo album solista, dopo “Courting the Widow” del 2015 e “The Braid Said No” (QUI recensito), “The Regal Bastard” rappresenta un insieme di situazioni un po’ gotiche, pochissime, miste a partiture old rock e ambient rock sapientemente incollate col prog e orchestrazioni dalla melodia soave e trascinante. Il tutto con qualche soluzione a metà tra il recitato e il teatrale. L’insieme evoca Yes, Genesis e altri, filtrati proprio da quella particolare sensibilità dell’autore. Cantante di Steve Hackett, appunto chitarrista dei Genesis, Nad Sylvan affronta temi perfetti per i romanzieri dell’età vittoriana e legati alla figura del vampiro. “The Regal Bastard” è la migliore espressione musicale di Sylvan, perché i pezzi offrono trasporto e un grado di esecuzione mirabile. I tantissimi musicisti coinvolti, e strumenti, tra i quali lo stesso Hackett, creano uno strato musicale raffinato, al contempo andante, fluido. Su di esso la voce del cantante appare camaleontica. Molti pensano che la sua voce sia particolare, per qualcuno un misto tra quella di Peter Gabriel e Phil Collins, eppure in alcune frazioni dell’album riesce a gracchiare come un Bob Dylan o a elevarsi in frequenze nitide e pulite del tutto inattese. Forse Nad Sylvan è si un cantante, ma è decisamente un interprete prima di tutto e di storie sinistre, sorprendenti e fantastiche, perfette per una loro versione teatrale.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10