(Metal Scrap Records) Avete presente i Pungent Stench? Ebbene non si può che pensare a loro se ci si approccia a “Recovery of Sync”; infatti siamo sulla stessa linea di schizofrenia compositiva e non da meno con una base tecnica rispettabile. Fusione aberrante di death, thrash, crust, grindcore e crossover che esplode definitivamente nell’arco di 38’ che non lasciano mai l’ascoltatore libero di andare a spostare l’attenzione su altro. Questo album è una versione estrema di come si possa suonare estremamente. Aspra follia compositiva, preparata su pezzi che al massimo possono arrivare a 3’ e poco più, ma anche scendere di parecchio sotto di questi. I Navalm non sono sintetici e non giocano solo a fare i grinders, ma rappresentano un voluto e liberatorio atto di estremismo musicale formulato con il verbo dei Repulsion, Napalm Death, ovviamente i Pungent Stench, i primi Cannibal Corpse, sicuramente i Carcass, AC e così via. Su tutto però onore ai momenti in cui i chitarristi presentano assoli che sanno essere, grazie al tappeto ritmico e al riffing di accompagnamento, un metal che sa essere anche più morbido. Sono proprio questi momenti che amplificano la totale libertà e sfrenata voglia di essere su di giri di questa interessante band dell’Ucraina.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10