(Indie Recordings) Avevano già dato prova della loro classe con l’EP “Reset” (qui) uscito l’anno scorso, questi tre giovanissimi norvegesi, i quali giungono finalmente al vero debutto, al full length, alla prova che prima o poi ogni band deve affrontare. Tuttavia non credo sia stato per loro un problema fare questo passo, visto che si tratta di una band che è stata in grado di comporre quel superlativo EP in tutta fretta per l’inaspettata conferma di partecipazione ad un festival! “Cosmos” ha richiesto prima di tutto due intere settimane per decidere la direzione atmosferica del lavoro, un lavoro poi sviluppato con cura, con tranquillità creativa, con cinica analisi tecnica per far si che il risultato ambito fosse pienamente raggiunto. L’album strumentale “Cosmos” mette le radici nel metal, nel virtuosismo e nello shred (di chitarra, di tastiere, di basso, di batteria!), cresce lungo i folti rami del prog, va oltre le prevedibili ispirazioni e prende una identità propria, diventa un album dei Navian come band e non come musicisti di alto livello in grado di assemblare musica: c’è una impostazione ormai marcatamente identificativa nella loro musica, c’è uno stile che ormai sembra inconfondibile e che emerge in ogni brano, in ogni fraseggio e, specialmente, in ogni progressione. Sognante e cristallina “Luna”, espressioni sensuali che si diffondono su ritmiche dall’incedere graffiante, attraverso una nebulosa di malinconia e spazio infinito. “Ghost Stories” offre un’oscurità remotamente bluesy lasciando spazio a fraseggi di chitarra irresistibili sopra ritmiche libere da ogni imposizione, mentre “Apricity” si abbandona ad un prog con favoloso sentore tra sci-fi e new age. Soft, jazzy, intrigante, misteriosa “Silver Lining”, puro metal shred sulla tuonante “Temple”, isterismo ritmico e melodico con l’imprevedibile “Breeze”. Pungente e groovy “Duchess”, brano che ospita la chitarra di Mats Haugen dei Circus Maximus… seguita dalla conclusiva title track, pezzo dal sapore orientale, ricco di fraseggi ispirati, con un crescendo veramente poderoso. Arrangiamenti deliziosamente complessi che sfidano gli stessi autori, ma stimolano il pubblico in quanto sempre avvincenti, provocanti, dannatamente catchy: è palese che la band si diverta a scrivere ed evolvere questi brani i quali nascono da appunti melodici annotati in qualsiasi momento, in occasione di qualsivoglia ispirazione, proseguendo lungo una costruzione strutturale, l’unione e adattamento con conseguente perfezionamento delle idee di ciascuno dei membri; sembra quasi che sia una vera sfida, una gara a chi tra loro concepisce l’hook più magnetico scatenando poi il processo compositivo, l’escalation degli arrangiamenti, verso la conquista sonora finale. E, come nelle grandi sfide, alla fine resta il trofeo, il nome del vincitore, la pagina in un libro di storia; nel frattempo questi otto brani catturano la mente di chi ci si avvicina, ipnotizzando, incantando, portando assurdamente lontano… forse oltre il cosmo stesso.
(Luca Zakk) Voto: 10/10