(Memento Mori) Di solito il terzo album è un traguardo importante per una band, dove l’irruenza dell’esordio e l’evoluzione del secondo disco vengono unite per definirne la crescita e la personalità; alcuni album iconici, come “The Number Of The Beast” o “Master Of Puppets” dimostrano come la prova del terzo album sia di capitale importanza nel cammino di una band. Con le dovute proporzioni, tale teoria è valida anche per i romeni Necrotum che con il loro terzo full length intitolato “Defleshed Exhumation” trovano il perfetto equilibrio tra la brutalità degli esordi e l’innegabile e notevole crescita a livello tecnico e compositivo. Il sound rimane sempre ancorato saldamente al brutal death di Broken Hope, Cannibal Corpse e Deeds Of Flesh, solo che ora le ritmiche sono più articolate, il riffing maggiormente complesso, pur mantenendo un impatto ed un’immediatezza notevoli. Un equilibrio perfetto, che in un certo senso può trasformarsi in un punto di non ritorno, nel senso che, se decidessero in futuro di aumentare ulteriormente il tasso tecnico, questo andrebbe a discapito della brutalità, ad oggi ancora ben presente, mentre un ritorno a sonorità più dirette potrebbe essere visto come un’involuzione. Sarà quindi difficile riuscire a fare meglio di “Defleshed Exhumation”, fulgida dimostrazione di brutal death devastante e tecnico allo stesso tempo.
(Matteo Piotto) Voto: 9,5/10