(Scarlet Records) Apre la title track, una vera e propria intro che trasporta l’ascoltatore verso il brano “The Storm” e mettendolo di fronte all’identità della band italiana che sembra collocarsi in un filone capitanato da Lacuna Coil, anche gli ultimi Evanescence e cose del genere. Chitarre maestose che fungono da esclusivamente da accompagnamento a melodie che vengono edificate con una certa pesantezza, con l’elettronica che si fa sentire, molto, ovunque. La voce di Carolina Bertelegni stempera questa pesantezza, iniettando linee vocali melodiche, ispirate e a volte manipolate dalla produzione per accomodare al meglio la voce a questa aura un po’ cybernetica, cinematic e d’atmosfera che caratterizza “The End Of An Era”. Never Obey Again costruiscono ritornelli efficaci e qualche riff riesce a essere immediato, nonostante i chitarristi, Alex Pedrotti e Alessandro Tuvo, non suonino un metal che lo è per davvero. Spesso infatti l’anima pop, potenziata dall’elettronica, sembra predominare. Probabilmente col tempo il songwriting della band potrebbe offrire di più, con canzoni più ardite o complete come “Wake Up”, “9:45” oppure “The Feelings”. Servono più dettagli e un osare, anche con la stessa elettronica e nel riffing, che porti la band fuori da certi standard e una celata, dall’elettronica, parsimonia compositiva. Tuttavia sulla distanza “The End Of An Era” risulta gradevole, catchy insomma. In più per essere un debut album presenta sia una cura del suono, sia arrangiamenti importanti. Ritmicamente l’album propone diverse soluzioni di stile. In tal senso Matteo Malchiodi ha fatto un buon lavoro alla batteria e, come già espresso, la stessa Carolina Bertelegni, capace nell’interpretare sempre al meglio le direzioni di stile dei pezzi.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10