(Steelheart Records) Questo album rappresenta una storia di quasi dieci anni. Anni passati a creare una band, a perderne dei pezzi e ritrovarne altri, perché in fin dei conti bisogna sempre andare avanti. Esce nel 2010 “Nevernight” e ancora oggi l’omonima band è in giro a suonarlo e promuoverlo. Hanno nuove idee per fare altro i Veneti? Non saprei, ma di certo non è ancora il momento di lasciarsi alle spalle un album di qualità. Si cimentano in un power thrash metal tecnico, con sprazzi che leniscono la pesantezza del genere, suonando qualcosa che si avvicina all’heavy metal. Dunque un sound ragionato, fatto di smussature e rifiniture. La forza della band non sta tanto nei pezzi, comunque gradevoli, ma nella capacità di saperli arrangiare con maestria e una ricchezza di idee che rende “Nevernight” qualcosa di universalmente metal e con tutto il potenziale che può offrire questo genere. Non è semplice tradurre a parole la complessa ma scorrevole forza strutturale e melodica dei NeverNight, i quali esercitano dei suoni puliti e moderni, ma nell’insieme hanno un modo di comporre che guarda a qualche anno fa. Cose che potrei paragonare ai Nevermore, Megadeth, Testament, ma anche ai Savatage, Blind Guardian eppure mi viene difficile citare queste band. Farlo significa far credere che i NeverNight siano ‘come i’, perché c’è gente che legge così questi raffronti, oltre che a deviare dalla vera essenza e identità di questo sound così ben costruito e maturo. Dopo nove anni e un demo i NeverNight realizzano un debut che sembra essere il riassunto di una crescita, del proprio evolversi e diventare una band che suona un thrash metal corposo, non prodotto dal tipico old style, ma evoluto e arricchito con ulteriori idee. La loro storia, ovviamente, continua.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10