(Peaceville) Non importa da quale angolazione vengano osservati questi tre devastati, quel che si nota, quel che emerge, è sempre e comunque una superlativamente geniale follia. Rock? Death rock? O semplicemente Rock’n’Roll? Oppure Metal? Black metal? Dark metal? Thrash? Dark? Sound tradizionale o moderno? Probabilmente non importa a nessuno, sicuramente non a Errol Fritz, KRO e Don Void, il trio dietro questo progetto schizzato, eccitante, graffiante… travolgente. Un sound compresso e dannatamente potente, ricco di brillante melodia (magari con qualche strizzata d’occhio a Tribulation ed Alfahanne…), verso un concentrato di energia sferzato da una voce stridula che prende quella incontrollabile follia e la esalta, rendendola uno status di elevazione attitudinale, una raffinata forma d’arte. Ed infatti la band americana, in giro dal ’17, debuttante nel ’19 in modo autonomo, pubblica ora il secondo disco con la Peaceville, la quale si deve essere accorta di quale bomba a orologeria questi tre possano essere: oscuri, cimiteriali, ma scatenati, fuori controllo… e maledettamente sinceri, schietti, naturali.. cosa che il video della title track mette in mostra con destabilizzante chiarezza. Subito rocambolesca la opener “Disexist”, brano pulsante e old school… dotato di un titolo ricco di significati. “Until The Night” è prefetta, “Ossuary Lust” è micidiale: scatenata con venature thrash, ma tetra e decadente con feeling a-là Lake of Tears. Seducente e introspettiva “Wombs”, mentre le tenebre inquietanti di “Zeitgeist Suicide” riescono a far presupporre un’ipotesi di psichedelia distorta. Non lascia il tempo di respirare l’impeto di “Pagan War”, emerge un barlume di romantica malinconia con la conclusiva “Enchantment Of My Inner Coldness“, in verità poi seguita da “Raise The Dead”, ottima versione del brano dei Bathory che riesce a chiudere con misticismo questo cerchio dannato, questo delizioso circolo vizioso e perverso. Vecchia scuola e modernità, atteggiamento grezzo ma raffinato. Tecnici, ma diretti, misteriosi ma dannatamente espliciti e sinceri. Un album rappresenta la perfetta colonna sonora della notte… una notte infestata da fantasmi, dominata dai non morti, in uno scenario raccapricciante fatto di tombe divelte, odore di morte, fragranza di zolfo, tra zombie che vagano affamati ed una calda dimensione erotica in totale contrasto con il freddo lacerante del marmo delle lapidi!
(Luca Zakk) Voto: 9/10