(Napalm Records) A noi tutti il parto di Karl Sanders e sodali dopo l’era CoViD. Infatti i Nile ci avevano lasciato con “Vile Nilotic Rites” nel 2019 e da allora niente, dal punto discografico, è stato pubblicato dalla band formatasi nel South Carolina nel 1993. “The Underworld Awaits Us All” è il decimo album di un gruppo musicale che a suo modo ha perso quella magia esotica che ha corredato le sue melodie, caratterizzandola in maniera unica. In una certa misura il lato brutal death metal della band, quello più sfrenato e classico che afferisce al genere, è dimensionalmente cresciuto in maniera superbamente technical ovviamente. Questa sapienza esecutiva dalle fattezze sconvolgenti si avverte smaccatamente nelle prime tre composizioni di “The Underworld Awaits Us All”, ovvero circa diciassette minuti di mazzate da orbi accelerate a dismisura. Con “Naqada II Enter the Golden Age” il lato technical inizia a brillare con più spazio, pur accogliendo i ritmi ipertrofici di George Kollias trasformandoli in scorci di violenza inaudita. L’esotico e ancestrale mondo antico, l’Egitto dei Nile, ritorna in forme lievi ma suggestive, come i malvagi cori femminili di “Overlords of the Black Earth” oppure di “Under the Curse of the One God”, con una sezione centrale un po’ Morbid Angel. È “True Gods of the Desert” a restituirci magnificenza, solennità, tecnica asservita a melodie accattivanti e ancestrali e lo stesso vale per le seguenti due composizioni che chiudono poi di fatto “The Underworld Awaits Us All”, ovvero la title track e “Lament for the Destruction of Time”. La prima e la seconda delle tre sono i pezzi più lunghi in durata della tracklist insieme all’opener “Stelae of Vultures”. Il terzo finale dell’album propone dunque una band oltremodo tecnica e volenterosamente meno devastante della sezione iniziale dell’album e della sua parte centrale, solcata da un brano strumentale, “The Pentagrammathion of Nephren-Ka” con chitarre acustiche e tastiere. I Nile sono oggi melodicamente meno stuzzicanti che in passato, ma arrangiano ed eseguono maledettamente bene. Dan Vadim, bassista ed ex Morbid Angel, e il chitarrista Zach Jeter, sono i nuovi elementi del quintetto.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10