(GT Music) Piuttosto contorta la storia dei Nirnaeth. La band nasce a Bergamo nel 1990, rivelandosi da subito una delle promesse più belle della scena thrash tricolore. Sin dall’inizio, la formazione orobica mescola sfuriate speed, Bay Area sound e contaminazioni prog che vanno dai Pink Floyd ai Voivod. 31Dopo due ottimi demo e svariati concerti nei quali hanno aperto tra gli altri per Cradle Of Filth, Strana Officina ed Extrema, la band pubblica il debutto autoprodotto “The Psychedheavyceltale in 8 Movements”, piccola chicca di thrash metal suonato con classe ed originalità, grazie a inserti psichedelici davvero indovinati. L’album riscuote un buon successo, ma non non sufficiente ad impedire ai nostri di sciogliere la band nel 2000. Dopo essersi dedicato ad altri progetti, nel 2007 il cantante/batterista/tastierista Marco Lippe rimette in piedi il progetto Nirnaeth, rilasciando nel 2009 il mini “The Return”, contenente tre brani. Arriviamo al 2015, con l’uscita di “The Extinction Generation”. Uscita bloccata per via di problemi di line up, con ben sedici avvicendamenti in seno alla formazione. Nel dicembre 2017, l’album finalmente ha avuto il via libera, consentendoci di ascoltare un lavoro maturo, furioso ed eclettico al punto giusto. A sfuriate thrash come l’opener “We Forget To Think”, si alternano momenti più bizzarri, come l’epica “Moby Dick”, dotata di linee vocali in italiano piuttosto particolari ed in un certo modo teatrali. “The Fatal Blame” è cadenzata, con ritmiche vicine a certe cose degli Annihilator, mentre “A Better Revolution” è catchy, con quel riffing vicino all’hard rock. Come ospite nell’album troviamo Elena Lippe, sorella del leader Marco e soprattutto cantante dota di una voce eccezionale, che ho avuto modo di recente di apprezzare e recensire con i progsters Feronia. Un ottimo ritorno, per una delle realtà più avvincenti del panorama thrash italiano.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10