(Seance Records) Da tempo i Watain sostengono che è inutile giustificare la mancanza di morale e la parallela mancanza di correttezza verso i valori tradizionali che il black ha sempre portato con se… Insomma inutile trovare nel black chissà quali voli filosofici e chissà quale morale. Semplicemente il black se ne infischia di quasi tutto e lo fa così bene e da così tanto tempo che ormai questa sua caratteristica ne ha identificato la musica. Ecco perché, che si tratti dei Watain o degli Ulver, il black resta e sempre resterà una musica estrema. Diciamo però che se nel caso degli Ulver si fa un po’ fatica a dire che si tratta di black metal, qui con gli australiani Nocturnes Mist la cosa è fin troppo facile. Tanto facile che riconosciamo molti elementi del black per antonomasia: copertina oltraggiosa in bianco e nero, voce in growl, parti prese da alcuni film horror, pure una canzone tributo a Satana in persona e contemporaneamente tributo ad un classico della cinematografia, ossia Omen-Il Presagio. La musica? Veloce, tagliente, dannatamente black e cattiva, un continuo e cattivo inno alle forze del male, come da copione insomma. Il gruppo ha fatto bene i compiti a casa e come terzo album in carriera sforna una prova convincente e malsana al punto giusto, come da copione, appunto… Il disco funziona ragazzi, inutile girarci molto attorno. Pur non inventano nulla di nuovo ne tanto meno aggiungendo innovazione al genere, gli australiani hanno semplicemente fatto un disco black, prendere o lasciare. Non troverete assoli o parti calme di alcuna sorta, solo malvagità. Questo è il black…
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10