(The Orchard) È bello quando ti arriva all’improvviso addosso della musica con una botta del genere, qualcosa che ti mette a soqquadro le percezioni, che ti emoziona, sorprende, attira! Chi sono? Da dove saltano fuori? Ti rendi conto che non sai assolutamente nulla di questa band, ma per fortuna sono dei debuttanti, altrimenti sarebbe stato un fatto grave non conoscere l’esistenza di questo quintetto svizzero, di Zurigo, una band che si affaccia con modalità moderne, ovvero a suon di singoli e video, pur non essendo affatto una band composta da ragazzini. Elettronica e groove, suoni cupi e un vocalist tuonante, graffiante, molto rock, dannatamente metal… anche se le progressioni sonore , pur strizzando l’occhio al metallo, non lo abbracciano mai veramente… nonostante la produzione sia firmata Tommy Vetterli, chitarrista dei Coroner ed ex chitarrista dei Kreator! Ma questa quasi aggressività che sia affaccia sugli ambiti oscuri forse deriva dal fatto che il compositore e addetto all’elettronica, Marco Neeser, si avvicinò alla musica quando comprò il suo primo disco, il maestoso “Computer World” dei Kraftwerk… acquisto al quale fece immediatamente seguito “No Sleep ‘Til Hammersmith” dei Motörhead! C’è poi da considerare che l’impostazione con tendenze heavy è accentuata dal fatto che il vocalist, Nik Leuthold, è graffiante in maniera intensa, tanto che non si può non pensare al collega connazionale Mark Fox degli Shakra. “Your Pain Up My Veins” è minacciosa, intensa, drammatica, “Drowning In The Void” è un ruggito sonoro reso meno ruvido da teorie melodiche cosmiche ed un incedere che trasuda groove misto a noise. “How Do You Dare” scende negli abissi, mentre l’elettronica prende il controllo nella tanto suggestiva quanto dolorosa “A Promise In The Air”; è in qualche modo intima e riflessiva “Where Does Your Mind Go”, appare strana “Kater”, destabilizzante ed ipnotica “Head In A Hole”. C’è un mix superlativo tra atmosfere techno es il rock su “What A Lie”, mentre la dark wave più malata e pessimista si affaccia “Flying With The Crows”, mescolando metal, rock e grunge. Come epilogo questa “2048”, un monologo stile ‘Blade Runner’ su atmosfere noise, molto teatrale, molto apocalittico, assurdamente e potenzialmente troppo realista. Un viaggio sonoro dentro i misteri del genere umano, della natura umana, della psiche deviata dell’essere umano, sia come individuo isolato che come componente di una società altrettanto in rovina. Musicalmente c’è energia senza limite, si passa dall’introspettivo malinconico e depressivo, all’euforia carica di adrenalina dei momenti più rabbiosi e tendenti alla ribellione. Dalla darkwave al rock, dal metal all’industrial: la perfetta colonna sonora per la desolazione totale, sia quella attuale… che quella che stiamo (non troppo) lentamente costruendo.
(Luca Zakk) Voto: 9/10