(Autoproduzione) Pubblicato grazie a una kickstarter campaign, il terzo album degli inglesi Northern Oak mescola suggestioni pagan, folk e medieval: quasi lo definirei viking, se il termine avesse ancora un significato nell’orizzonte musicale odierno. E molto british, non c’è dubbio: si sentono i Forefather, si sentono i Cruachan, ma si sente anche, in sottofondo, il death/doom di metà anni ’90. Il disco inizia inaspettatamente con un affresco epico di quasi nove minuti, “The Dark of Midsummer”: è il flauto lo strumento fondamentale del sound, e le sue note tengono insieme un brano complesso, costruito su un crescendo potente, ma che forse difetta di un refrain degno di tanta magniloquenza. “Gaia” ha un andamento solenne e sciamanico, mentre “Isle of Mists” è un momento di pace in un disco abbastanza ‘violento’ e con diverse punte estreme. “The Gallows Tree” ha molto il fascino del pagan più antico ed è un pezzo ben riuscito; è un peccato che quindi il disco, nella mancanza di ritornelli e ritmi veramente incisivi, finisca per risultare un po’ in flessione nel finale, dato che né la titletrack né la lunga “Only our Names will remain” aggiungono altri spunti o soluzioni a quanto sentito nella prima mezzora. Non un’occasione sprecata, sia chiaro, ma certamente un prodotto che poteva essere ulteriormente migliorato e affinato.
(René Urkus) Voto: 6,5/10