(Trollzorn Records) I Nothgard sono la prima band di Dom R. Crey, recentemente subentrato negli Ensiferum: probabilmente nasce da qui l’idea di un tour congiunto delle due formazioni, che partirà fra pochi giorni e toccherà anche l’Italia. “Age of Pandora” è il secondo disco di questi bavaresi, e la presenza di ben tre chitarristi in organico crea un wall of sound potente e senza alcun vuoto. Tuttavia, mi sento di dire che l’album non convince totalmente: sembra che manchi qualcosa nel songrwriting, per cui i pezzi sono difficili da memorizzare e soffrono, forse inevitabilmente, il confronto con le canzoni di formazioni simili. I nostri sparano subito la titletrack, figlia bastarda di Children of Bodom e (appunto) Equilibrium: c’è tanta potenza ma il refrain potrebbe essere più incisivo. “Blackened Seed” ha delle strutture vagamente folk che fanno pensare agli Ensiferum o a dei Running Wild (molto) modernizzati; anche “In Blood remained” funziona più o meno nello stesso senso, con qualche richiamo (nella strofa) al sound degli Orden Ogan. “Anima” torna agli Equilibrium in modo anche troppo scoperto, con quei suoni quasi ironici di tastiera sul bridge; brio e un cantato più aggressivo in “Mossback Children”, forse l’apice del platter, mentre la conclusiva “No One holds the Crown” si fa notare soprattutto per l’epica chiusa sinfonica. Un epic death metal (o battle metal, io lo chiamo ancora così) che ha dei momenti significativi, ma anche qualche incertezza.
(René Urkus) Voto: 6,5/10