(Selfmadegod Records) I polacchi Nuclear Holocaust oltre ad avere alle spalle una caterva di split, pubblicano quest’anno il loro terzo album in studio. “Sailing The Seas Of Nuclear Waste” è una buona istantanea del grindcore della band pur diluito da interventi death metal. Un suonare frenetico e fitto di cambi di passo con una netta propensione al grindcore in fatto di velocità e anche attraverso l’azione del batterista Overkiller, mentre il riffing è un’incrostazione senza fine di grindocre dalle derivazioni hardcore punk e appunto death metal. Il cantato, di Bloodseeker, è un urlare che non è growl e neppure scream, non è gutturale ma roco e disperato. Tutta questa meraviglia viene espressa in nemmeno 25’ e attraverso sedici mazzate. Proprio il continuo variare nei pezzi è l’elemento più indicativo del sound dei polacchi. Le velocità non sono del tutto estreme, le accelerazioni tipiche del grindcore sono presenti ma dosate. Il riffing delle sei corde è costantemente influenzato dalla matrice hardcore punk mentre le tipiche cavalcate del death metal sono anch’esse dosate e spesso inserite all’inizio dei pezzi, fungendo come una sorta di introduzione a quel vortice di grindcore nervoso ed esasperato. L’impatto del suono dei Nuclear Holocaust è atipico: la chitarra di XXX-Bomber è cupa e possiede una distorsione compressa, mentre il basso ben percepibile di Doomtrigger estende quel lato ombroso del tutto pur avvertendo quel vibrare metallico nelle corde. Sommando una batteria spartana in fatto di suoni con pelli ben tirate e a volte sommersa dagli strumenti, “Sailing The Seas Of Nuclear Waste” diventa un manifesto di rabbia che stila sedici punti ben precisi, netti e ineccepibili.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10