(Season of Mist) Band al debutto tuonante dal Canada. I Numenorean creano disagio, ansia, cancellano ogni barlume di ospitalità con un post black metal ricco di malinconia, melodia ma anche brutalità spietata, a partire dalla sconvolgente immagine sbattuta copertina, fotografia che la stessa band motiva evidenziando che l’album ruota attorno la perdita assoluta, parlando di quel qualcosa di irraggiungibile per l’essere umano spesso vagamente sostituito da cose limitate e troppo terrene come soldi, relazioni, sesso, droghe, religioni. Infatti il disco trasmette questa mancanza di basi per la nostra esistenza, portando alla luce l’unico vero punto di pace e realizzazione: la morte, anche vista come percorso prematuramente alternativo ad una vita fatta di sofferenze e privazioni. Non a caso il disco è proposto come concept, dove ognuno dei cinque brani esprime le varie fasi della vita. “Home” è l’innocenza, l’arrivo in questo mondo, un po’ trionfale, decisamente sofferto, con linee melodiche ed arpeggi che si alternano a sfuriate bestiali in perfetto stile post black. La ricerca delle risposte a molteplici domande dell’esistenza arriva con “Thirst”, un brano tirato, furioso, ma ancora una volta abbellito da linee melodiche molto intense. “Shoreless”, è dolce, ambientale. Depressiva. Il finale è affiato a due brani lunghissimi, che rivelano le capacità compositive dei canadesi; “Devour” porta alla disperazione, verso una vita devastante, piena di pene atroci auto inflitte descritte con cambi coinvolgenti, linee melodiche fredde ma cariche di un’energia distintiva; La conclusiva “Laid Down” porta al nulla, all’arresa finale, all’abbandono, alla fine: una alternanza di arpeggi che trasmettono un relax mortale vengono violentati da blast beat privi di umanità, privi di vita, pieni di tortura. Un disco feroce, tagliente, capace di destabilizzare l’ascoltatore materializzando pensieri deviati e irreversibilmente risolutivi. Un album di non facile ascolto, che nonostante l’ottima musicalità tende a un po’ a ripetere la sequenza “arpeggio-blast”, evitando di creare percorsi più contorti ed alternativi. O forse riprende solo una sequenza ovvia, quella rispecchia la nullità dalla ciclicità della vita stessa…
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10