(Hells Headbangers) Questo è il sesto album di una discografia sterminata. Solo Sabbat e Agathocles possono avere osato tanto in termini di innumerevoli pubblicazioni e poi tra l’altro ambedue hanno partecipato a split con gli statunitensi Nunslaughter. “Red Is the Color of Ripping Death” è il primo album dopo sette anni dall’ultimo della band di Don of the Dead, cantante e unico membro rimasto in formazione dall’esordio del gruppo datato 1987. Nel 2015 il trapasso a miglior vita di Jim Sadist, storico batterista della band. Death metal nel quale aleggia l’oscurità, con un suonare ruvido eppure smussato da una produzione affatto underground. I Nunsluaughter definiscono il proprio stile ‘devil metal’ e a dire il vero quell’attitudine ‘contro’, da nemici del pensiero comune e riconducibile all’icona di Lucifero che si ribella a Dio, dunque agli schemi, è proprio l’etichetta spontaneamente corretta per il loro suonare. “Red Is the Color of Ripping Death” è meno ruvido negli standard della band rispetto al solito. Solo nei suoni però, perché quell’andare a rotto di collo, quel suonare riff in maniera truce e minacciosa, con ritmi a volte un po’ Motörhead nelle fasi veloci e poi sensibilmente curati nelle variazioni strutturali, con la voce fuori controllo e maledetta di Don of the Dead, i Nunslaughter sono la proiezione materiale degli impulsi metal estremi. Esponenti veri dell’underground, coerentemente avvinghiati al suonare il death metal in una maniera genuina e con gli storici influssi thrash ed heavy metal, sono la radice di un sound che non muore.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10