(Phoenix Mortis Productions) Tra magia e narrazione, tra terrore e grandezza, tra trionfo e decadenza. È atmosferico ma anche impattante il black metal dei belgi Nyrac i quali giungono al secondo atto della loro storia, un secondo capitolo impattante, coinvolgente, altamente curato e cinicamente penetrante. Già dalla opener “The Eyes of Time” emerge quell’alternanza tra black efferato e divagazioni epiche e sinfoniche, il tutto con una resa teatrale imponente. La title track è efferata, ma nuovamente epica, con la componente sinfonica che innalza ulteriormente la resa, quasi dominandola… rischiando pericolosamente di cambiare la direzione sonora: sembra quasi che le parentesi atmosferiche vogliano arricchire una impostazione musicale che però è tutt’altro che povera, un’impostazione che senza quelle parentesi potrebbe riuscire benissimo a farsi valere. C’è un po’ di viking, di epicità pungente su “Candlelight”, mentre “Lament” punta più sulla melodia, su una rinnovata teatralità che poi diventa esplosiva con “Oceans of Lies”. Intensa e ricca di death metal profondo “Meaningless”, prima della conclusiva “The Abstract Shape of Life”, una chiusura di album trionfale, gloriosa, con un avvicinamento a teorie musicali esplorate da miti quali Windir. Un album non molto innovativo, forse troppo farcito di synth ed elettronica, tuttavia in grado di mostrare di che pasta è fatto. La componente estrema è sicuramente impattante, ma talvolta relegata in secondo piano dalle orchestrazioni: non si tratta di black sinfonico, anzi, sono semplicemente troppi accenti orchestrali che vanno a sostituirsi alla violenza e alla pesantezza che sotto sotto divagano con impeto. Un male? Un bene? Di sicuro si tratta di un album molto piacevole da ascoltare, anche in grado di catturare la mente e stampare in testa in forma indelebile certe indovinatissime melodie.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10