(Invictus Productions) Strano trio che da New York diffonde pericolosi cantici occulti. Una bassista, una batterista che è anche la cantante, ed un chitarrista che pensa pure alle tastiere. Sono al secondo album e creano un aura inquietante attorno a concetti oscuri, -occulti appunto- decisamente lontani dall’eden. Siamo in territorio heavy, palesemente contagiato dagli anni ’70, un tocco di psichedelico e una impostazione decisamente doom. Il tutto con la strana ed inquietante voce di Viveca… una voce spirituale, decadente, triste… quasi un eco morente che emerge armonioso da oscure foreste immerse nella nebbia. Musicalmente la band è fantastica: melodie sublimi, chitarra immensa (ad esempio su “All Hallows Fire”), linee ritmiche intense ed un basso che mi fa letteralmente impazzire, capace di disegnare tetri geroglifici sonori, arricchendo quella sensazione di appartenenza all’ignoto. Nove tracce, quasi cinquanta minuti, tracce lunghe, coinvolgenti, intense. La voce di Viveca accompagna verso l’abisso e forse l’ascoltatore più heavy può soffrirne una certa monotonia, la quale comunque intensifica quella condizione di totale assenza di luce, di appartenenza all’aldilà. Irresistibile “Laughter In The Halls Of Madness”, offre momenti intensi di pura espressione musicale. Leggermente più heavy e un po’ gloriosa “The Dream Tide”, mentre “Forever Hereafter” aumenta il feeling vintage, senza dimenticare degli ottimi riff di metal classico (Iron Maiden, Candlemass). Variegata la “suite” finale rappresentata dalla title track, nella quale l’ascoltatore è accompagnato in un viaggio psicologico nei meandri del mistero. Coinvolgente. Intenso. Originale. Il secondo album degli Occultation conferma gli ottimi propositi di “Three & Seven” del 2012, marcando un’altra tappa di questo viaggio verso il nero più assoluto.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10