(The Leaders Records) La title track apre questa seconda prova della band greca. La canzone mette in pari il rock e lo stoner. Un brano mansueto e con la sua dose di feeling e sfumature seventies. I toni però non sono tutti così e i ritmi e l’agilità del riffing si impenna, pur rimanendo continuamente legato ad estrazioni rock. Un qualcosa che ricorda i The Cult, Clapton e i Cream, ma anche il southern rock, quello degli anni ’70, i Deep Purple in “Howl”, il rock ‘n roll blues di “Scissor Tongue” e cose simili. Semplici, viscerali o vintage, se preferite. Wah wah, fuzz, l’hammond e uno spirito che è sempre bello risentire in ogni stagione ed epoca. La band si è recata allo Swinghouse Studios di Hollywood, insieme al produttore Lee Popa(White Zombie, Ministry, Tool e altri), mentre il mastering è stato eseguito in Germania da R.D. Liapakis e C. Schmid (Firewind, Suicidal Angels e altri).
(Alberto Vitale) Voto: 7/10