(Nuclear Blast Records) La Nuclear Blast in fatto di generi e stili contemporanei, propone album non sempre coinvolgenti quanto lo siano quelli di grandi firme storiche delle quali il suo roster abbonda. Questo è il punto di vista di chi scrive, sull’etichetta tedesca che dimostra comunque la voglia di evolversi guardando anche ulteriormente nei dintorni del metal per essere, come da sempre, al passo coi tempi. Per gli Oceans il discorso di cui sopra viene meno, perché l’etichetta ha in mano una proposta musicale affatto scontata. Dopo un EP la band austro-tedesca piazza un full length decisamente accattivante e ricco di sfumature, le quali toccano sia alcuni generi musicali che le atmosfere di grossi nomi. Con Timo Rotten, cantante della band alla produzione, svoltasi tra uno studio viennese e uno berlinese e il mastering di André Hofmann, gli Oceans sviluppano atmosfere tra God Is An Astronaut e il nu metal, tra il metalcore e i Katatonia di alcuni anni fa, tra Opeth e il post rock. Insomma, le idee degli Oceans sono smisurate, ma la capacità di eseguirle forse di più! Momenti placidi, d’atmosfera, a tratti anni ’90 per certe sonorità e soluzioni, però il nocciolo più duro e aspro può essere irruento e furioso quanto qualche non specifico atto metalcore o nu metal. Se le atmosfere e l’energia che le avviluppano sono vaste, le parti nettamente metal sono dannatamente trascinanti. “We Are The Storm” oppure la decadente, ombrosa e cantilenante “Water Rising”, sono quei momenti fondamentali dell’album che alzano l’attenzione e apprezzamento dell’ascoltatore, comunque già auspicabile sin dalle prime battute dell’album. Rotten poi si distingue poi per un cantato versatile: growl, clean, qualche recitato. Varietà vocale che si aggiunge a quella musicale, in un album da vivere perché bello e coinvolgente.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10