(ViciSolum Productions) Intensa esperienza musicale, sensazioni dalle origini contrastanti che si scontrano, esplodono, danno origine ad un qualcosa di nuovo, di fortemente emozionale, quasi spirituale. E’ vagamente definibile doom e post metal questo secondo album dei finlandesi Oceanwake, ma non potrebbe mancare nemmeno la categoria prog, un po’ per le scelte stilistiche piacevolmente azzardate, un po’ per certi suoni o per la struttura delle canzoni. Anche il death metal è fortemente presente, dando origine ad una composizione intensa, complessa, avvincente, altamente personale, tragicamente emozionale. Quattro tracce lunghissime (il disco dura tre quarti d’ora), contorte, sempre prive di luce -senza sole appunto- a volte atmosferiche, a volte dolci ed intense, a volte crudeli fino a momenti palesemente brutali, spietati. La musica degli Oceanwake coinvolge pienamente, non lascia spazio, confonde e cattura la mente, rapisce i sensi ed accompagna verso quel percorso di scoperta e riscoperta, di assimilazione progressiva, ascolto dopo ascolto, esperienza dopo esperienza. “Sunless” è un album che ha bisogno di tempo. I primi ascolti lo rendono interessante, ma la componente post metal rischia di confondere, rischia di far perdere il piacere. Sono gli ascolti successivi che rivelano il grande lavoro, i dettagli nascosti tra trappole death metal, evoluzioni post metal, intrighi doom. E solo a quel punto viene rivelata la grandezza artistica del disco. “The Lay Of A Coming Strom” offre violenza e cattiveria, un growl intenso e poderoso per poi mutare verso una pace idillica, una pace tetra che poi diventa inospitale, oscura, sanguinante; il growl che si alterna ad un cantato quasi poetico, drumming che crea fantasiosi disegni ritmici, una gloria spirituale che si estende fino alla fine di questi imponente e fantastico pezzo. Anche “Parhelion” offre un intenso livello emotivo, con il singer che si spinge verso un growl ancora più brutale, mantenendo però un concetto lento, penetrante, specie nella parte centrale dove la componente ritmica è semplicemente sublime ed apre alle intense clean vocals che accompagnano fino alla fine. “Avanturine” aggiunge una componente più atmosferica, anche rimanendo sostanzialmente “molto strumentale”, visto che le quattro strofe del testo sono rinchiuse in parentesi, relativamente brevi e ben delimitate, nella lunga durata del pezzo. La conclusiva “Ephemeral” è un altro capolavoro di manipolazione delle emozioni: possente doom pieno di tinte oscure, annegato in post metal aspramente cinico, con linee vocali crudeli, ed una lunga sezione atmosferica che materializza qualcosa di unico, anche grazie a quel drumming fantasioso, al sassofono, al trionfale reprise che riporta la canzone ai concetti iniziali, ma questa volta più intensi, più potenti, più amplificati, più reali e palpabili. Un moniker che stimola, un album dal titolo provocante, un intenso lavoro di composizione e registrazione, curato, perfetto ma pur sempre spontaneo, ispirato, creativo. Carnale. Una forma artistica che disegna oscurità e decadenza. Tre quarti d’ora di musica alla quale è essenziale abbandonarsi completamente. Durante l’ascolto, concentrandosi, affidandosi totalmente ai disegni sonori dei cinque finlandesi, si proveranno emozioni contrastanti: la morte e la decadenza sono dominanti, ma vi ritroverete a sorridere… a volte un sorriso per qualche temporaneo e fragile momento di speranza, spesso un sorriso crudele e malvagio direttamente ispirato dalla musica che vi starà subdolamente coinvolgendo.
(Luca Zakk) Voto: 9/10