(Debemur Morti Productions) Sensazioni di tristezza che emergono stando seduti in riva ad un mare invernale, con i suoi oscuri flutti, le sue poderose onde, quel vento gelido, così tagliente, così vivo. Una tristezza nei confronti di tutto quello che siamo diventati, delle strade che stiamo percorrendo, delle scelte che abbiamo fatto. Si tratta di una tristezza verso qualcosa che muore. Il progressivo allontanamento da quelle radici ancestrali, lo sterminio sistematico di tutto ciò che respira, vive, si nutre, nutre. Una tristezza mista a rabbia, furia, una totale incapacità di capire, accettare. Rifiuto e condanna di un’umanità suicida, stupida, scellerata. Sono queste le maestose sensazioni che queste nove tracce dei finlandesi October Falls sono in grado di trasmettere. Un album che si trasforma in essenza vitale, in sangue nelle vene. Un album carnale, capace di far vivere le emozioni, sentire le pene, percepire le ansie. Un album che abbandona alle percezioni della solitudine in mezzo ad una foresta, un album che lacera con furiose urla di sofferenza. Un album che rilassa con i suoi suoni naturali, con quel feeling quasi sciamanico. Nove tracce che illudono. Loro sono sempre gli October Falls, ed infatti le nove canzoni sono una. Un unico percorso. Un unico sentiero oscuro, freddo, malinconico. Un unico sentiero verso la fine, verso un’eternità che non ci appartiene. Un vagare nel nulla, aggrappati ad una speranza quasi inesistente. Superbo lavoro che racchiude elementi di black metal, in una chiave riflessiva, oscura, estremamente melodica, con un feeling ambient che non abbandona mail il suono. La superba performance di Sami Hinkka al basso. L’apporto magico di Tomi Joutsen per le clean vocals. Un album eseguito in maniera egregia, sentimentale, spirituale, questo “The Plague of a Coming Age”, che rappresenta una esperienza sonora favolosa, capace di toccare i sentimenti, i cuori, le menti. Un lavoro che porta a riflettere, che avvia verso un percorso di comprensione, di illuminazione, di innalzamento sensoriale. Un album il cui suono può sgorgare dalla linfa di un albero abbattuto o dalla schiuma di una onda infranta sulle rocce. Un album che prende forma dall’infinito scorrere delle acqua di un ruscello nei boschi, con il suo suono, con la sua pacifica frenesia, con la sua infinita fonte di vita.
(Luca Zakk) Voto: 9/10