(Noisehead Records) Settimo album per gli Odium, band Tedesca sulle scene da vent’anni. Sin dalle prime note della title track, posta in apertura del disco, si nota come il sound del gruppo affondi le proprie radici nel thrash metal di stampo Statunitense, mitigato, in alcuni brani da melodie catchy che conferiscono immediatezza e un certo appeal commerciale, anche se di tanto in tanto sminuiscono un po’ l’impatto delle canzoni. Non mancano pezzi più tirati, “Who I Am”, trainata da un riff letale vicino allo stile degli Exodus, con un cantato che ricorda gli Slayer di “Diabolus In Musica” e un refrain vicino all’hardcore, o “The Standard Operation Procedure”, mid tempo alla Annihilator di “Never Neverland” con un ritornello molto melodico, oserei dire quasi metalcore. I ritmi rallentano ulteriormente nell’oscura “Die With Pride”, brano cadenzato e pesante che vede come guest nientemeno che il leggendario Paul Di’anno, autore di una buona prova, anche se non da incorniciare. Dopo la malinconica “Pain”, gli Odium tornano a far male con l’aggressiva “War”, pezzo veloce che rallenta nel finale, con un triste coro di bambini soldato. La successiva “A Tragedy” parte aggressiva per stemperarsi in una parte centrale arpeggiata che precede un ottimo assolo sostenuto da una ritmica doomy a cui segue una ripartenza ad alta velocità. “Princess Of Death” è anch’essa d’impatto, con buone ritmiche thrash, rovinate, secondo me da un ritornello eccessivamente e forzatamente melodico. Lato melodico che viene ulteriormente accentuato nella conclusiva “The Answer”, pezzo spompato con un cantato stucchevole nel tentativo di risultare accattivante. Nonostante non sia una brutta canzone, sicuramente è la più debole di quest’album, complessivamente molto valido, che coniuga la migliore tradizione thrash con un gusto melodico sopra le righe che può risultare gradito anche ai metallari meno oltranzisti.
(Matteo Piotto) Voto: 7/10