(Les Disques Du Tigre) Tre musicisti della città francese di Limoges, Fabienne Albiac, Betti Lou e Steff Tej’ fondano un impero sonoro densamente mastodontico con la capacità di rendersi fluido attraverso colate di psichedelia e polvere comsica. Due chitarre e una batteria, nessun basso perché sia le sei corde che l’effettistica quanto la sonorità degli amplificatori, riescono a coprire il vuoto delle basse frequenze quanto la stessa spazialità del suono che diventa ben profondo e vasto. Psych-rock mistico, con la prima composizione “Oriental Memories” di oltre nove minuti e mezzo. In essa elementi doom, stoner, linee vocali maschili e vocalizzi femminili, con un incedere delle chitarre tra psichedelia, blues e rock, attraverso il sostengono di un ritmo ipnotico, dischiudono un mondo colorato e fumoso. Sei composizioni, con quattro di esse tra gli oltre sei minuti e appunto gli oltre nove della succitata opener. Le caratteristiche di stile sono reperibili anche di seguito negli altri pezzi. La successiva “Son Of Iron” risulta melodicamente accattivante pur nella sua semplicità. “Red” presenta due passi di marcia differenti ed è il primo momento dell’album a offrire una struttura diversa dalla monotematica quanto ammaliante canonica andatura visionaria. Dopo gli oltre nove minuti di “Metamorphosis Is The Path” con le sue atmosfere vagamente Led Zeppelin, quelli più aspri e monolitici quanto avventurosi, e le acide linee di chitarra ampiamente udite nel filone stoner e di doom lisergico quanto soprattutto nel Krautrock, ecco “A Calm Valley” e la versione breve di soli quattro minuti di “Oriental Memories”, usata come singolo apripista dell’album. “A Calm Valley” dura poco meno di cinque minuti e a suo modo e in maniera comunque sperimentale, rievoca esempi di un rock alternative e avantgarde, tipo Sonic Youth, che guarda però a melodie catchy come già si ode in “Son Of Iron”, con la differenza che questo pezzo risulta essere nelle forme e finalità ampiamente meno che una jam, rispetto ai pezzi più lunghi. Melodia anch’essa semplice, vocalità accattivante e ritmata sulla musica, risulta essere il brano più fruibile. ”Gravitational Perturbation” avanza con maestosità ma è altrettanto leggero nelle sue peculiarità.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10