(Manitou Music) Di solito non frequento sonorità così violente come quelle degli Oestre, ma per questi francesi posso certamente accostarmi anche all’industrial! Che poi, ancora una volta, le etichette si rivelano sbagliate: l’impasto sonoro di questo “La dernière Renaissance”, terzo album della band di Limoges, comprende certamente fattori meccanici, ma anche spunti thrash, intenzioni black (soprattutto nelle ritmiche) e talora perfino divagazioni elettroniche! La violenza rabbiosa di “De l’alome a la Lumere” non può che ricordare i Meshuggah (ottime, peraltro, le chitarre corpose); l’elettronica si infiltra in modo perfetto in “Palient Zero”. Violenza cieca, ma anche un break quasi tribale in “Memento”; con “Palbe” abbiamo un prepotente ritorno dei suoni elettronici, ma stavolta a contrasto con una ammaliante voce femminile. Da segnalare anche lo strumentale “Interlude”, per metà dolcemente acustico, per metà inoltrato in sonorità addirittura dub (!), mentre la conclusiva “Le théorème de Moebius” è una cascata inarrestabile di rabbia e follia. Un disco torrenziale, da godere nell’insieme (la durata contenuta a 45’ lo permette), capace di generare sensazioni molto intense nell’ascoltatore che dedica ad esso la giusta attenzione.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10